Una concessione balneare (tecnicamente concessione demaniale marittima a fini turistico-ricreativi) è un provvedimento amministrativo con cui lo Stato (o un ente pubblico delegato) permette a un soggetto privato di utilizzare in modo esclusivo un tratto di spiaggia o area del demanio marittimo per attività turistiche, ricreative o economiche.
In pratica è l’atto che consente di gestire uno stabilimento balneare: ad esempio, montare ombrelloni e lettini, realizzare chioschi o bar sulla spiaggia e offrire servizi ai bagnanti.
La spiaggia è un bene pubblico inalienabile (appartiene allo Stato), quindi i privati non possono acquistarlo, ma solo ottenerne l’uso temporaneo e regolamentato tramite concessione.
Lo scopo della concessione è bilanciare l’interesse pubblico e l’iniziativa privata. Il concessionario può sfruttare economicamente l’area (affitto ombrelloni, ristorazione, ecc.) in cambio di:
Alla scadenza, salvo rinnovi, l’area torna nella disponibilità pubblica.
La concessione balneare si ottiene presentando domanda presso l’ente competente (di solito il Comune o la Regione) e partecipando a un bando pubblico.
La gestione del demanio marittimo è decentrata: lo Stato delega alle Regioni, che a loro volta spesso delegano ai Comuni.
L’interessato deve:
La concessione viene formalizzata come atto amministrativo o contratto pubblico, in cui sono specificati:
Le nuove regole, in attuazione della Direttiva Bolkestein, prevedono che tutte le nuove assegnazioni avvengano tramite gara pubblica, per garantire trasparenza e concorrenza.
Le concessioni balneari hanno una durata limitata. Storicamente duravano dai 6 ai 10 anni con possibilità di rinnovo, ma erano spesso prorogate senza gara.
La normativa più recente ha introdotto limiti più stringenti:
I canoni concessori sono stabiliti per legge, tenendo conto di:
Negli anni passati, i canoni erano spesso considerati troppo bassi. Le nuove norme mirano ad adeguarli al valore reale del bene pubblico.
Inoltre, l’accesso alla battigia deve essere sempre garantito gratuitamente ai cittadini, anche in presenza di stabilimenti.
L’evoluzione normativa delle concessioni balneari in Italia è stata lunga e complessa, caratterizzata da continue proroghe, interventi legislativi, sentenze nazionali e condanne europee. Al centro della questione c’è la Direttiva Bolkestein del 2006, che impone agli Stati membri di garantire concorrenza e trasparenza nell’assegnazione delle concessioni pubbliche.
La Direttiva 2006/123/CE, nota come Direttiva Bolkestein, disciplina la liberalizzazione dei servizi nel mercato interno europeo. Essa stabilisce che l’assegnazione di concessioni su beni pubblici, come le spiagge, deve avvenire tramite gara pubblica e non può essere prorogata automaticamente.
L’Italia ha recepito la direttiva nel 2010, ma ha iniziato da subito ad approvare proroghe legislative:
Queste proroghe sono state oggetto di procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea e giudicate illegittime dalla Corte di Giustizia UE, che ha condannato l’Italia per la mancata applicazione della direttiva.
Nel 2016, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che le proroghe automatiche delle concessioni italiane violano il diritto comunitario.
Nel 2021, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha confermato:
Queste sentenze hanno imposto un cambiamento radicale al sistema, mettendo fine a decenni di rinnovi automatici e trasmissioni ereditarie delle concessioni.
Nel 2022, con il governo Draghi, è stata approvata una riforma attraverso il DDL Concorrenza che ha recepito le indicazioni europee e giurisprudenziali.
I punti principali:
La riforma è stata accolta favorevolmente dall’UE, ma non ha avuto piena attuazione a causa della caduta anticipata del governo.
Con l’arrivo del governo Meloni nel 2022, la situazione si è nuovamente evoluta:
Bruxelles ha accolto con cautela questa nuova proroga, condizionando la chiusura della procedura d’infrazione al rispetto delle scadenze e alla reale attuazione delle gare pubbliche.
Come già accennato il Decreto-legge 131/2024 proroga le concessioni balneari fino al 30 settembre 2027. I Comuni dovranno pubblicare i bandi entro giugno 2027 e completare le assegnazioni entro settembre. È possibile una proroga tecnica fino a marzo 2028 solo in casi eccezionali.
Le gare saranno obbligatorie, basate su criteri di trasparenza, e aperte a tutti: anche gli attuali concessionari dovranno partecipare. I bandi favoriranno microimprese, divisi in lotti più piccoli, per evitare concentrazioni e monopoli.
In particolare vengono focalizzati questi aspetti:
È previsto un indennizzo per i concessionari uscenti, calcolato sul valore degli investimenti non ammortizzati. Gli investimenti effettuati negli ultimi 5 anni saranno indennizzati anche se già ammortizzati. Non esiste diritto di prelazione, ma l’esperienza pregressa sarà premiata nei criteri di gara.
I canoni concessori saranno aggiornati e definiti nei bandi come base d’asta. Si punta a evitare “canoni irrisori” e a destinare parte degli introiti a tutela ambientale. Sarà garantito il libero accesso alla battigia, e almeno il 25% delle spiagge dovrà restare libero.
Il sistema resta incerto: le concessioni sono formalmente scadute a fine 2023, ma prorogate dal governo. Tuttavia, il diritto UE prevale, e alcuni tribunali (es. TAR Liguria 2025) hanno disapplicato la proroga, confermando la scadenza del 2023.
Questa ambiguità normativa può generare contenziosi e una gestione non uniforme tra Comuni. Inoltre, la transizione fino al 2027 blocca investimenti e rinnovamenti, danneggiando la qualità dei servizi balneari.
La sfida resta quella di conciliare concorrenza e tutela delle imprese familiari storiche, bilanciando le regole europee con le esigenze del territorio italiano.
Anno | Evento | Effetto |
---|---|---|
2006 | Direttiva Bolkestein (UE 2006/123/CE) | Obbligo di gara e divieto di rinnovi automatici per concessioni pubbliche |
2010 | Recepimento direttiva in Italia (D.lgs. 59/2010) | Inclusione delle concessioni balneari tra i servizi liberalizzati |
2016 | Sentenza Corte di Giustizia UE | Proroghe italiane giudicate illegittime |
2018 | Legge 145/2018 (art. 1, c. 682) | Proroga fino al 2033 (poi bocciata) |
2021 | Sentenze Adunanza Plenaria Consiglio di Stato | Scadenza fissata al 31 dicembre 2023, stop a proroghe |
2022 | Riforma Draghi con DDL Concorrenza | Gare pubbliche obbligatorie, indennizzi, mappatura |
2023 | Milleproroghe con nuova estensione | Rinviate le gare, proroga mascherata |
2024 | Decreto-legge 131/2024 | Proroga fino a settembre 2027, bandi entro giugno 2027 |
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha ereditato una questione annosa e politicamente delicata. In campagna elettorale, i partiti della sua coalizione (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia) avevano promesso ai balneari di difendere le concessioni dagli effetti della direttiva Bolkestein, prospettando di “togliere le spiagge dalla direttiva” o comunque di trovare soluzioni favorevoli agli attuali gestori.
Una volta insediato, l’esecutivo ha cercato di mantenere queste promesse, pur dovendo fare i conti con i vincoli europei. La linea seguita è stata quella del compromesso negoziale: chiedere più tempo e condizioni particolari all’UE, cercando di attenuare l’impatto della direttiva Bolkestein, senza però arrivare a uno scontro frontale.
Nei primi mesi di governo, Meloni ha inviato segnali rassicuranti al settore:
In questo contesto, il governo ha sostenuto che l’Italia ha oltre 11.000 km di coste (includendo anche le scogliere), per rafforzare l’idea che ci sia spazio per tutti e che la concorrenza possa essere gestita senza sacrificare gli operatori storici.
Nel settembre 2024 è stato approvato il Decreto-legge n.131/2024, che ha prorogato le concessioni fino a settembre 2027, con obbligo di pubblicazione dei bandi entro giugno 2027. Giorgia Meloni ha definito il provvedimento un “punto di equilibrio” tra rispetto degli obblighi europei e tutela delle imprese italiane. L’accordo è stato presentato come una soluzione definitiva alla questione, capace di coniugare liberalizzazione e protezione sociale.
Il governo ha anche:
Tuttavia, le opposizioni hanno criticato la manovra. Alcuni l’hanno definita un modo per perpetuare privilegi, altri temono che il meccanismo favorisca l’arrivo di grandi gruppi o soggetti stranieri, a discapito delle PMI italiane. Bruxelles, da parte sua, ha accolto con cautela l’accordo, lasciando aperta la procedura d’infrazione fino alla verifica della piena attuazione delle gare.
In sintesi, la posizione del governo Meloni può essere riassunta così:
Il governo ha quindi “ceduto” sull’applicazione della direttiva, ma ha cercato di salvaguardare il più possibile le imprese italiane. L’esito finale dipenderà dalla capacità di mantenere gli impegni presi e dall’equilibrio tra apertura alla concorrenza e tutela dell’identità economica e culturale del litorale italiano.
D: Cosa si intende per concessione balneare?
R: È l’atto con cui un ente pubblico (Stato, Regione o Comune) autorizza un privato ad utilizzare un tratto di spiaggia (demanio marittimo) per scopi turistico-ricreativi. In pratica è un “permesso di gestione” di una porzione di litorale, ad esempio per aprire uno stabilimento balneare con ombrelloni, lettini, bar, etc.
D: Come si ottiene la concessione di una spiaggia?
R: Bisogna partecipare a una procedura di selezione pubblica. Storicamente molte concessioni venivano rinnovate automaticamente al precedente gestore, ma oggi occorre che il Comune bandisca una gara aperta a tutti gli interessati.
D: Quanto dura una concessione balneare?
R: Le nuove concessioni avranno una durata non inferiore a 5 anni e non superiore a 20 anni, proporzionata agli investimenti.
D: Che cos’è e cosa prevede la direttiva Bolkestein per gli stabilimenti balneari?
R: La Direttiva Bolkestein impone che l’assegnazione di beni pubblici per attività economiche avvenga in modo concorrenziale e non discriminatorio.
D: Le concessioni balneari in Italia sono tutte scadute? Cosa sta succedendo nel 2024?
R: Formalmente sì: secondo le decisioni dei giudici italiani, tutte le concessioni sono scadute il 31 dicembre 2023, ma è stata introdotta una proroga tecnica fino al 30 settembre 2027.