Il Comune di Genova è stato uno dei primi in Italia a dare il via alle gare pubbliche per le concessioni balneari, applicando con precisione la Direttiva Bolkestein e anticipando i tempi rispetto a molti altri enti locali. L’esperienza di Genova è diventata un esempio da seguire per altre amministrazioni.
L’iter adottato è stato il frutto di un percorso condiviso con i concessionari balneari e i loro rappresentanti sindacali, volto a tutelare i diritti di chi già gestiva gli stabilimenti, garantendo allo stesso tempo la trasparenza e la correttezza delle procedure.
Le gare sono state avviate per l’assegnazione di 23 concessioni balneari sul litorale genovese. Nonostante il Decreto Infrazioni del Governo Meloni concedesse tempo fino al 2027 per avviare le procedure, Genova ha scelto di partire subito, garantendo tempi certi e regole chiare.
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Le concessioni in essere sono state prorogate fino a settembre 2027, ma solo per il tempo necessario a completare le procedure selettive. Questa proroga ha assicurato continuità alle attività balneari, in attesa delle nuove aggiudicazioni definitive.
Un punto cruciale delle gare è stata la definizione dei criteri di valutazione, che ha permesso di comparare le diverse offerte in modo trasparente e oggettivo. Tra i principali criteri utilizzati:
Ogni proposta è stata valutata sulla base di una scheda tecnica con punteggi precisi, garantendo così un processo imparziale e meritocratico.
Le prime 14 concessioni sono state riaffidate agli attuali titolari, in quanto non sono pervenute istanze concorrenti. Questo ha permesso di garantire la continuità delle attività per molti stabilimenti storici, tra cui:
--- Per le restanti 9 concessioni, sono arrivate più proposte. In questi casi, il Comune ha avviato una comparazione dettagliata tra le offerte. Otto stabilimenti potrebbero cambiare gestione se i nuovi concorrenti otterranno punteggi più alti rispetto agli attuali concessionari.
Un elemento innovativo introdotto dal Comune di Genova è il riconoscimento di un indennizzo economico per i concessionari uscenti, calcolato sulla base del fatturato dell’impresa.
L’indennizzo è pari a 2,5 volte il fatturato del 2023 e deve essere corrisposto dal concessionario subentrante. Questa misura garantisce un’equa compensazione per chi ha investito e sviluppato l’attività negli anni precedenti, riducendo il rischio di contenziosi legali.
L’esperienza di Genova è diventata un punto di riferimento per molte amministrazioni locali, grazie anche alla diffusione degli atti amministrativi tramite Anci Liguria.
Il TAR della Liguria ha confermato la validità del percorso adottato, dichiarando la cessata materia del contendere e rigettando le istanze di sospensione cautelare. Questo doppio via libera ha consolidato la posizione del Comune di Genova come modello di gestione efficace e trasparente delle concessioni balneari.
Il Comune di Genova ha dimostrato che è possibile gestire le gare in modo rapido e trasparente, rispettando i diritti dei concessionari esistenti e garantendo regole chiare per tutti i partecipanti.
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Le offerte sono state valutate sulla base di criteri ben definiti, tra cui:
Ogni criterio è associato a un punteggio che contribuisce alla selezione dell’offerta migliore.
L’indennizzo è calcolato sulla base del fatturato 2023 del concessionario uscente. L’importo è pari a 2,5 volte il fatturato annuo e deve essere corrisposto dal concessionario subentrante per compensare gli investimenti precedenti e il valore dell’attività esistente.
Nel caso in cui ci siano più istanze per una concessione, le offerte vengono confrontate in base ai criteri di valutazione previsti. L’assegnazione avviene a favore del candidato che ottiene il punteggio più alto.
Il Comune di Genova ha adottato un iter amministrativo che garantisce trasparenza, equità e partecipazione, ottenendo un doppio via libera dal TAR della Liguria. La procedura, condivisa con i concessionari e i loro rappresentanti sindacali, ha evitato contenziosi e introdotto l’indennizzo per i concessionari uscenti, diventando un esempio per molti altri comuni italiani.